SPOILER ALERT!
Ogni considerazione espressa non vuole essere tecnica o didattica, si tratta puramente di opinioni personali
Cosa mi ha fatto sentire questo film?
- Tensione
Peccato.
Siamo in America, nel profondo Sud.
Intorno a quelle verdi praterie un po’ lagunose imperversa la guerra di secessione.
Una bambina passeggia nel bosco, ricorda quasi Alice, ma i funghi li raccoglie, non se li mangia a scopo ludico.
Trova un uomo ferito, un nemico, e decide di portarlo in salvo nella residenza in cui vive insieme ad altre sei donne di varia grazia, bellezza e soprattutto, età.
La presenza dell’uomo desta scalpore, ma non tarda di un secondo la curiosità per quel mistero che il giovane soldato porta dentro di sé.
Inizia un progressivo e costante gioco di sguardi, di liete provocazioni.
Iniziano a vedersi i primi inevitabili segni di cedimento, che solo una vita austera e repressa possono generare. Lo desiderano.
Il giovane caporale intuisce il gioco e il suo potenziale è così che comincia, l’inganno…
Viene invitato a cena e non appena torna in forze diventa il braccio operoso della villa, si rende utile.
Il sudore, vederlo spaccare legna e inumidirsi con panni bagnati rilascia nelle nostre giovani protagoniste un quantitativo di estrogeni tale da giustificare il climax del film.
Il caporale si lascia sedurre, ma non dalla stessa alla quale aveva promesso amore e fughe romantiche, mossa “poco oculata” che lo spinge, letteralmente, giù dalle scale, indi per cui la sua gamba fa “crack” (di nuovo). Stavolta gliela tagliano, per esigenze di produzione probabilmente. Lui “scapoccia” vuole ammazzarle tutte, pensa che il motivo di quell’amputazione sia dovuto al fatto che non se le sia scopate tutte (povero ingenuo, se l’avesse fatto, probabilmente, avrebbero tagliato anche altro). Ad ogni modo il film finisce con lui avvelenato da un piatto di funghi scrupolosamente preparati dalle nostre giovani e devote assassine represse.
Insomma, trama a parte, il film muove una sincera tensione, mai eccessiva, di stampo vagamente sessuale, a tratti inquietante. La tensione monta dal gioco di sguardi e dalle nostre proiezioni grazie alle quali non sappiamo forse come, ma quel che è sicuro è che finirà molto male.
Il caporale rappresenta il mondo esterno (l’esperienza della vita?) che bussa alla porta di queste giovani donne, incastrate in una morsa fatta di voluttà e timore.
E’ proprio questo binomio che a mio modesto parere viene giocato male nel film. La combinazione di paura e desiderio, il conflitto interiore che dovrebbe inevitabilmente generare e la frustrazione dirompente che le costringe a meditare un omicidio “riparatore”, Dov’è la rabbia? Dove sono le faide fra “innamorate”? Forse mezz’ora in più per sviluppare meglio questo lato non avrebbero guastato.
Comunque non mi dilungherò oltre perché avendo visto il film forse intuirete cosa voglio dire.
Quel che è certo è che “troppo lavoro e poco sesso, rendono le nostre amiche un tantinello suscettibili”
with love.